Con la caduta del muro
di Berlino anche nel PCI inizia a farsi strada l’ipotesi del cambiamento. Il
segretario Achille Occhetto interpreta questa posizione convocando un Congresso
straordinario a Rimini dal 12 al 24 novembre del 1989 nel quale annuncerà la
svolta, ormai celebre come Svolta della Bolognina, dal nome dell’area dove
avvenne il Congresso.
Tra i contrari allo
scioglimento del PCI pesò molto quello del presidente ed ex-segretario Natta,
che nel 1991 lascia la politica con una lettera nella quale esprime sfiducia
verso tutta la classe politica italiana ed esprime altresì contrarietà verso
il progetto craxiano di repubblica presidenziale.
Comunque il 31 gennaio
1991, tanto è durata la fase costituente del nuovo soggetto politico, si apre
il XX° e ultimo Congresso del PCI. Achille Occhetto si appresta ad assumere la
carica di segretario del nuovo soggetto, il Partito Democratico della Sinistra
(PDS), ma accade un colpo di scena: il 4 febbraio, alla votazione, 132 delegati
su 547 non partecipano alla votazione e i “no” alla sua elezione sono 37 in
più rispetto a quelli di cui le opposizioni interne disponevano e Occhetto,
per 10 voti, non ha il quorum per essere eletto.
Sconcerto e voci di
complotto si avvertono negli ambienti PDS, Occhetto annuncia che non si
ricandida ma che resta a disposizione del partito. A quel punto Massimo
D’Alema, numero due del partito e stratega, organizza un’ulteriore votazione
per l‘8 febbraio, in cui Occhetto viene eletto segretario con il 71% dei voti.
Il 16 dello stesso mese viene eletto presidente del PDS Stefano Rodotà.
I comunisti non entrati
nel PDS si organizzano prevalentemente nel Movimento della Ri- fondazione
Comunista, fondato da Armando Cossutta e da Lucio Libertini. In seguito il
movimento ingloberà anche Democrazia Proletaria e alcuni delusi dal PDS,
assumendo il nome di Partito della Rifondazione Comunista. La presidenza è
assunta da Cossutta e la segreteria da Sergio Garavini, che sarà accusato di
leaderismo e portato alle dimissioni dalla carica nel 1993. Un direttorio
seguirà la fase successiva, fino all’elezione a segretario del sindacalista e
leader CGIL Fausto Bertinotti, che resterà alla guida del partito fino alla
Presidenza della Camera (2006), quando gli subentrerà Franco Giordano.
Il partito, stabile su
consensi dal 6% all’8%, siglerà un importante accordo di desistenza con
l’Ulivo di Romano Prodi in vista del voto anticipato del 1996. La strategia
risulterà vincente, fino al 1998, dove la maggioranza del PRC sfiducerà il
governo Prodi, reo di tradire la promessa fatta ai comunisti di una legge sulle
35 ore di lavoro (come in Francia).
I contrari alla
sfiducia, capeggiati da Cossutta e Diliberto, fonderanno il Partito dei
Comunisti Italiani (PDCI), riunitosi solo nel 2009 al PRC nella Federazione
della Sinistra, ma nel frattempo, in particolare dal 2008, i consensi per la
Sinistra sono già crollati.
Nel corso della sua
storia, il PRC ha avuto un solo ministro: Paolo Ferrero, attuale segretario del
partito, che ha ricoperto la funzione di Ministro della Solidarietà Sociale
dal 2006 al 2008 con Prodi a Palazzo Chigi. Un dato importante è stata
l’elezione di Nichi Vendola a gover- natore della Puglia nel 2005, quando
militava in Rifondazione. Egli ha dato origine, nel 2009, dopo aver perso
l’anno precedente la sfida con Ferrero per la segreteria, al partito Sinistra
Ecologia e Libertà, che raggruppa anche altri piccoli soggetti, oltre ad
ex-PRC ed ex-PDCI. Vendola è stato rieletto governatore regionale nel 2010.
di Alessio Marchetti